Atti del convegno "Tabula rasa? Neuroscienze e culture"

Volume 15 (2019)

Già nel 2002, pubblicando “Tabula rasa”, Steven Pinker spiegava come sia proprio la peculiare “qualità” della specie umana, fondata sull’attività fisiologica del cervello, a rendere possibile la libertà di scelta. In quell’opera Pinker affrontava temi “scomodi” come le differenze psicobiologiche fra uomini e donne o le componenti genetiche della violenza, dell’intelligenza e dei sentimenti. Con il conforto di dati storico-scientifici, cercava di dimostrare che un riconoscimento dell’identità dell’uomo come frutto di un’evoluzione biologica non è un’ipotesi socialmente pericolosa, ma può anzi essere l’indispensabile completamento delle grandi intuizioni che hanno avuto in passato l’arte e la filosofia.
Nel 2011 Lamberto Maffei, neuroscienziato già al CNR e alla Scuola Normale Superiore di Pisa, affermava che: Una domanda interessante per il neurobiologo è se determinate proprietà siano già presenti alla nascita, e quindi siano riferibili ai geni che sono alla base della costruzione di una determinata struttura cerebrale, o se siano frutto dell’esperienza… Sbrogliare l’intricata matassa di innato e acquisito risulta difficile anche a livello di altre proprietà dei neuroni o di più complicati circuiti nervosi. Il problema è naturalmente ancora più complesso quando la domanda concerne proprietà cerebrali che riguardano il comportamento umano. Per esempio molti autori si sono chiesti se la moralità o il senso di ciò che ci appare bello o brutto siano innati o acquisiti...
Potrebbero dunque esistere tendenze o atteggiamenti pre-culturali “innati” comuni a tutta la specie umana? Potrebbero esserlo, ad esempio, molte forme di comunicazione non verbale, le espressioni linguistiche, l’appartenenza a un gruppo, la gerarchia, l’aggressività o l’altruismo, la divisione di ruoli tra maschi e femmine, la percezione del tempo? E’ ipotizzabile che alcuni aspetti delle culture si trasmettano attraverso mutazioni genetiche ereditarie? Il cervello funziona in modo diverso in ambienti culturali diversi e condiziona la percezione del mondo? Esistono automatismi che ne distorcono la percezione attraverso stereotipi consolidati? O in favore del proprio gruppo, rispetto a chi è “altro”?
Si tratta di temi aperti e controversi, ma molto importanti per chi si occupa di diversità culturali e comportamenti umani, e vorrebbe favorire quei processi che possono aiutare la convivenza e la comprensione reciproca in società sempre più multiculturali.
Il convegno è durato 3 giorni. Ogni sessione conteneva una serie di workshop o seminari in parallelo, della durata di due ore, a cura di esperti che hanno proposto brevemente un argomento di loro interesse e lo hanno discusso con i partecipanti al seminario. Il giorno successivo un breve video ha riassunto in plenaria i punti principali emersi dalla discussione.

Il convegno si è tenuto a Firenze dal 4 al 6 aprile 2019.

Relatori al Convegno:

Stefano Allovio
Guido Barbujani
Milton Bennett
Fausto Caruana
Francesco Cavalli Sforza
Franco Fabbro
Adriano Favole
Carlo Fusaro
Bettina Gehrke
Martin Gessmann
Igor Grossmann
Ying-yi Hong
Paolo Inghilleri
Sudhir Kakar
Shinobu Kitayama
Neil Levy
Romano Madera
Lamberto Maffei
Marcello Massimini
Hannah Monyer
Andrea Moro
Mai Nguyen
Mark Pagel
Alberto Piazza
Peter Richerson
Roberto Ruffino
Lilach Sagiv
Milena Santerini
Joseph Shaules
Ian Tattersall
Roberto Toscano
David Sloan Wilson

ALLEGATI

Atti "Tabula rasa?"

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