Gli italiani e gli scambi scolastici interculturali

2006

Una ricerca sulle aspettative, gli atteggiamenti, i fattori di propensione e le barriere all'adesione di studenti, famiglie e presidi verso gli scambi scolastici interculturali.

A sei anni da un'analoga ricerca condotta nel 2001 sull'atteggiamento degli italiani verso gli studi all'estero, Fondazione Intercultura ha chiesto a IPSOS di intervistare adolescenti, genitori ed insegnanti per indagare quel che pensino degli scambi scolastici, e cioè dell'opportunità di passare almeno un anno di scuola in un altro Paese o di accogliere in casa studenti stranieri già prima dell'università.

Il fenomeno sembra più conosciuto ed accettato di sei anni fa, ma le sue dimensioni sono cresciute di poco. IPSOS stima che siano oggi meno di 3.000 i giovani italiani che si recano all'estero per soggiorni individuali prolungati (un anno scolastico) e che circa la metà vada presso amici o famigliari, mentre gli altri partecipano a programmi organizzati da Onlus o agenzie commerciali.

I ragazzi si dimostrano interessati verso i coetanei di altri Paesi, ma sono insicuri di fronte alle lingue straniere, al cibo diverso e alle differenze di vita. L'ideale resta una vacanza estiva, divertente, poco impegnativa: "una parentesi che non rientra in una progettualità educativa globale".

Le loro famiglie si dichiarano aperte e favorevoli ad occasioni di incontro con lo "straniero" ma poi le vivono con disagi e resistenze. Si privilegiano esperienze protette, organizzate, di breve durata, finalizzate allo studio dell'inglese e "che non inteferiscano con il percorso scolastico". Se invitate ad accogliere uno studente straniero in casa, oppongono ragioni di lingua o mancanza di tempo o di spazio limitato o di perdita di intimità o di scombussolamento della propria vita privata.

Le scuole ritengono che un'esperienza all'estero arricchisca l'apprendimento scolastico e "costituisca un'importante palestra in cui affinare l'autonomia e la capacità di cavarsela da soli". Ma nella pratica quotidiana gli insegnanti sono fra i dissuasori più forti di questo progetto educativo. Dice uno studente intervistato: "I miei professori mi hanno detto che siccome là alcune materie non si fanno e nel liceo classico sono fondamentali, potrei rischiare di dover rifare l'anno e di dover studiare chissà quanto quando torno".

Un'esperienza di studio all'estero di lunga durata richiede coraggio, voglia di mettersi alla prova, capacità di adattamento, curiosità, maturità e capacità di allungare lo sguardo sul proprio futuro. Molti adolescenti temono invece la perdita degli amici, le difficoltà scolastiche al ritorno, la nostalgia di casa. E' un'esperienza che va controcorrente e incide profondamente sul proprio percorso scolastico e sulle future scelte professionali.

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