Percorsi di convivenza interculturale in ambito scolastico

2017 - 2020

Enrico Nivolo

Responsabile scientifico: Cristina Onesta Mosso

Coordinatori: Pier Paolo Viazzo, Anna Granata
Università degli Studi di Torino
Scuola di Dottorato in Scienze Umane e Sociali
Dottorato in Scienze Psicologiche, Antropologiche e dell’Educazione



Un complesso lavoro tra antropologia culturale, pedagogia e psicologia dal titolo “Pluralismo religioso e laicità nella scuola italiana”, finanziato con una borsa di ricerca triennale della Fondazione Intercultura.

 Nel capitolo conclusivo l’autore intervista 494 studenti stranieri che hanno appena completato il loro programma di studio in Italia, l’83% per un anno e il 17% per un semestre (2017-18). Provengono da 52 Paesi e 325 sono donne mentre 169 sono uomini, tra i 17 e i 18 anni. Li fa parlare di come sono stati accolti in Italia ed a scuola in particolare con un questionario di 49 domande sulla loro percezione dell’alterità culturale vissuta e sulle differenze religiose e le eventuali discriminazioni avvertite.

 Sono temi che nella nostra Fondazione si dibattono sin dal convegno internazionale sul “Silenzio del sacro” tenuto a Bari nell’aprile 2017, che mise in luce come l’argomento del sacro, così importante per capire le differenze culturali, sia quasi sempre “silenziato”, evitato negli incontri interculturali, per imbarazzo, ignoranza o paura di ferire sentimenti.

 Il lavoro di Nivolo conferma. I nostri studenti stranieri dicono che i loro amici italiani non parlano quasi mai di religione (50%) o mai del tutto (18%). Solo un terzo ne parla “qualche volta” e solo il 5% “spesso”. Metà di loro ha seguito l’ora di religione a scuola, ma solo il 53% l’ha trovata interessante. Solo il 30% ha mostrato qualche interesse per la vita religiosa in Italia e solo il 7% “ha parlato spesso di religione” durante il suo soggiorno in Italia. La loro opinione è che il 50% degli italiani sia indifferente di fronte a questi temi, che il 30% guardi con occhio benevolo ad altre tradizioni religiose e che il 20% ne abbia invece un’opinione negativa. Interessante che 2/3 di loro ritenga che essere musulmano in Italia sia uno svantaggio. In genere Europei ed Americani mostrano un atteggiamento più secolarizzato verso la religione, mentre gli Asiatici sembrano più tradizionalisti.

 A scuola (di cui i maschi hanno un ricordo più positivo delle ragazze) ben il 35% dice di essersi sentito discriminato: non per la religione, ma piuttosto per il fatto di essere straniero e di parlar male l’italiano. Anche se i numeri sono piccoli per trarne conclusioni, i più discriminati frequentavano licei musicali, istituti agrari o tecnici.  Sembra esserci un analfabetismo interculturale di fondo che rende problematico l’incontro con lo straniero. L’assenza di discriminazione religiosa a scuola può collegarsi allo scarso interesse per questo argomento tra i giovani.

 L’autore fa però una notazione interessante: “anche quando non parlano di religione, sembra che questa influenzi in maniera latente il loro modo di guardare la realtà”.  E’ un incoraggiamento a dare più spazio a questi temi nella formazione di chi partecipa a un programma interculturale.